MARZO 2015: IL BIANCOSPINO, PIANTA DELLE FATE

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Di marzo per la via
della fontana
la siepe s’è svegliata
tutta bianca,
ma non è neve,
quella: è biancospino
tremulo ai primi
soffi del mattino.
Umberto Saba, Il biancospino
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Il biancospino, pianta delle fate
Dormiva da mesi, ormai, la piccola Spino. Neppure ricordava più di essere stata sveglia. Forse da sempre aveva dormito, con la minuscola guancia appoggiata ad una foglia, raccolta in una breve crepa del terreno, al caldo.
Non soffriva il freddo, piccola e minuta com’era; era come se il calore del suo cuore le irradiasse tutto intorno e la proteggesse dal gelo, dalla neve, dal vento.
Dormiva da mesi, e non sentiva nulla accanto a lei. Non sentiva il passare del tempo, il fremito della natura che si svegliava; innocente come soltanto gli animi semplici, serena come soltanto i puri di cuore, dormiva.
Passò febbraio – con il vento, l’ultima neve, gli estremi sussulti dell’inverno – e venne marzo. Il tepore svegliò gli alberi, si allungò verso i rami, toccò l’erba secca  e scoprì le gemme celate nel tronco, svelò l’erba nuova.
Spino avvertì intorno a sè qualcosa di nuovo, sentì nelle minuscole narici un profumo, ascoltò quasi senza saperlo nuovi canti, nuovi rumori.
Così si svegliò, stiracchiandosi e sbadigliando come solamente i bambini – o i gatti – sanno fare. Si svegliò, aprì gli occhi, si guardò intorno.
La primavera aveva trasformato tutto: il prato, il bosco, gli alberi, non erano più gli stessi, rilucevano della voglia di esplodere, mostrandosi dopo il lungo inverno in cui avevano vissuto nascosti persino da loro stessi.
La stessa strada – quella che costeggiava la ferrovia ed entrava in paese passando da nord – non era più la stessa. I sassi sembravano nuovi, fatti quasi meno duri, meno puntuti; anche i sassi risentivano della primavera.
Spino si alzò, saltellò sulle foglie, allargò le piccole ali trasparenti, si passò le mani sui lunghi capelli e si specchiò in una pozzanghera, residuo di una breve pioggia del giorno prima. Si vide tutta bianca, si piacque, si sorrise, svolazzò intorno. Un riso argentino trillò quando vide che aveva dormito accanto ad  un enorme cespuglio che ora, completamente fiorito, sembrava neve. Il vento leggero cominciava a sfogliare qualche petalo bianco, delicato, e a portarlo via verso il cielo, per poi farlo ricadere, nevicata fuori stagione.
Un poco più in là, altri esseri come lei, minuscoli, volanti, dalle ali trasparenti, uscirono come per magia dall’erba, dai cespugli, dai rami secchi. Erano migliaia.
Spino rimase un attimo a guardarli, poi li riconobbe: erano come lei, anche se di altro colore.
Lei era bianca, era la fata del biancospino. Doveva stare molto attenta: nessuno doveva scoprirla perchè era l’unica visibile agli occhi umani. Tutte le altre fatine no, nessuno poteva vederle … ma lei era la fata del biancospino, origine di tutte le altre. Solo lei, e solo lì, poteva essere vista.
Salutò le altre, sorrise, poi si immerse fra i rami, attenta a non pungersi e volò tra i fiori, accarezzandoli.
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La bambina che passava lungo la strada dando la mano alla madre disse: – C’è qualcosa, nel cespuglio! Mamma, sembra una fatina come quella del libro, è tutta bianca …
– Sarà il vento, o una mosca, che altro vuoi che sia? rispose un po’ annoiata la madre, e affrettò il passo.
MaT2015
 Il biancospino nell’ antichità veniva  considerata pianta sacra alle fate: là dove cresceva, la leggenda dice che si poteva vederle.
Circondata di mistero e di leggenda, si narra fosse nata da un bastone piantato in terra da Giuseppe di Arimatea, santo del Nuovo Testamento. Da qui la sua associazione con il Divino, in particolare con la Dea della Primavera e della fertilità.
Era inoltre la pianta per eccellenza per proteggere e delimitare le proprietà familiari o i terreni, grazie alle sue lunghe spine pungenti

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Infuso di biancospino

Per combattere stati di ansia e di angoscia: mescolate 20 g di biancospino (fiori) e 20 g di maggiorana (sommità fiorite). Dosate 1 cucchiaio e ponetelo in infusione per circa 15 minuti in 2,5 dl di acqua bollente, quindi filtrate. Consumatene 2 tazze al giorno lontano dai pasti e 1 alla sera mezz’ora prima di coricarvi.

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Come rimedio contro l’angina pectoris, ponete in infusione 1 cucchiaio di fiori di biancospino essiccati in 1/2 l d’acqua bollente. Lasciate riposare per circa 15 minuti e addolcite con zucchero di canna o miele a piacere.Infuso di biancospino Miscelate bene 1 cucchiaio di biancospino (fiori), 1 cucchiaio di salvia (foglie), 1 cucchiaio di menta (foglie) e 1 cucchiaio di melissa (foglie). Prelevate poi 1 cucchiaio del composto e versatevi sopra 1 lazza di acqua bollente, lasciando riposare per 10 minuti prima di filtrare. Bevetene 2 tazzine al giorno dopo i pasti.

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Vino di biancospino

Ponete a macerare 20 g di biancospino per 1 settimana in 1 l di vino bianco. Trascorso questo periodo filtrate spremendo bene il vegetale e conservate la bottiglia. Consumatene 2 bicchierini al giorno come sedativo del sistema nervoso e per combattere l’arteriosclerosi.

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Il biancospino in cucina
Sono i frutti l’unica parte commestibile del biancospino, anche se il loro gusto non è molto da apprezzare. Il sapore infatti  non è gradito a tutti e la consistenza è farinosa.
Possono essere usati in associazione ad altri frutti selvatici come addensante o come cibo di fortuna.

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